(di Andrea Segre, il Fatto Quotidiano, Giovedì 7 Aprile 2011)
“Provo ad ascoltare il silenzio. Cerco un perché, un dove, un come. Sento il vibrare doloroso del non poter dire. Non oso più credere al senso delle parole. Il rumore del mare è più forte. È immenso, infinito, non lascia più alcuna via di scampo all’evidenza del tragico. Che senso ha oggi, di fronte a questa nuova annunciata tragedia, ricordare di averlo previsto? continua