Gianfranco Fini

Ho ascoltato con attenzione il discorso di Fini alla festa di Futuro e Libertà di Mirabello.  Così come ascoltai il suo intervento alla Direzione Nazionale del PDL, lo scorso 22 aprile a Roma. In entrambi i discorsi ho apprezzato la chiarezza, il coraggio, la rivendicazione di principi, la visione politica. Devo dire che in alcuni passaggi ho addirittura esultato: erano anni che aspettavo delle parole così forti ed efficaci contro Berlusconi. Parole che i leader di questo pallido PD non hanno mai saputo pronunciare, sempre attenti  a trovare nuove mediazioni, a trovare mali minori, sempre intenti a rifuggire l’etichetta di anti-berlusconismo e di giustizialismo, dio ne guardi!

In Fini ho apprezzato il coraggio e la visione politica.

Del resto erano anni che seguivo con interesse la sua parabola politica, non tanto e non solo per il cambiamento personale di Fini, ma per quello che significava all’interno di un partito come l’MSI e all’interno di una vasta area politica e sociale italiana che potremmo etichettare come “destra moderata“.

Ricordo che ad ogni passaggio i gesti di Fini sono stati accolti con un misto di favore e diffidenza. Dalla fondazione di Alleanza Nazionale, con relativa presa di distanze dal post-fascismo nostalgico e dalla figura di Mussolini, alla visita in Israele dove chiese scusa per i crimini del fascismo; dalla proposta di dare il diritto di voto agli immigrati, alle posizioni laiche sulla fecondazione assistita,  alla difesa della legalità e delle istituzioni contro le pulsioni totalitarie di Berlusconi.

Comprensibile è stato il favore per la svolta moderata, per la difesa delle istituzioni dello Stato liberale e della legalità, per l’idea che l‘integrazione e il rispetto delle regole possano andare di pari passo per fondare una società moderna e solidale.

Ma da controaltare, da parte degli osservatori esterni c’è sempre stata diffidenza e condanna per la storia politica di Fini, per la sua incoerenza ideale e per l’eventuale calcolo politico ed elettorale che s’immaginava alla base delle sue sbandierate svolte moderate.

Queste obiezioni valgono ancora oggi, e sono ancora più forti. Infatti nessuno può dimenticare (e pochi sono disposti a perdonare) il fatto che Fini e il suo partito siano stati per sedici anni gli alleati di ferro di Berlusconi e che abbiano votato leggi infami e a volte le abbiano scritte essi stessi. A partire da tutte le leggi ad personam, il lodo Schifani, il lodo Alfano, lo scudo fiscale, fino a leggi come la Bossi-Fini sull’immigrazione o la Fini-Giovanardi sul contrasto alle droghe, che hanno reso l’Italia uno stato più poliziesco e meno accogliente.

C’è chi, come Beppe Grillo, accusa Fini di gattopardismo, di voler cambiare tutto perché tutto resti uguale, di voler restare in sella al comando per fare, alla fine,  le scarpe a Berlusconi.

Non sono insensibile a queste critiche. Al contrario, ritengo che proprio sulla scorta di questo spirito critico dobbiamo valutare e soppesare le prossime mosse di Fini e capire cosa vuole fare.

Ma sono anche daccordo con Marco Travaglio quando dice che Fini come minimo si merita un’apertura di credito per il coraggio e la nettezza con cui ha preso le distanze da Berlusconi e dal berlusconismo.

Come nella parabola del figliuol prodigo, mi sento come il padre che riaccoglie in casa il figlio degenerto al suo ritorno: sono ben consapevole di tutti gli errori commessi nel passato, ma sono felice per la presa di coscienza  del presente e sono ragionevolmente fiducioso per il futuro.

(dulcis in fundo:  esattamente un anno fa, nel post “Punto di svolta“, scrivevo che Alleanza Nazionale di Fini “…a dispetto di lodevoli sforzi per prendere le distanze dai passati punti di riferimento (Mussolini e il fascismo) non è riuscita ancora a ripulirsi in maniera convincente da certi personaggi a dir poco discutibili.” Ecco: oggi gli  ex-colonnelli Gasparri e La Russa, per affinità elettive sono rimasti legati a Berlusconi, forse fiutando dove sta realmente il manganello. Al loro posto oggi troviamo Angela Napoli e Fabio Granata, campioni di legalità e lotta alla mafia. Mi sembra un buon inizio…)

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