Chi siamo: premessa

Per inaugurare questa sezione sugli Italiani, pubblichero’ a puntate del materiale che avevo scritto ormai quasi un anno fa e che per pudore o per sconforto non mi ero mai risolto a pubblicare:

Cosa siamo diventati (o siamo sempre stati)


(immagine dal sito http://www.lombardiabeniculturali.it)

Io non c’ero. Non c’ero nell’Italia povera del dopoguerra che si rimboccava le maniche per rialzarsi dopo il disastro che aveva sconvolto mezzo mondo. O prima, durante il ventennio fascista. O prima ancora, nei secoli che si sono succeduti facendo di noi quello che siamo oggi. Quello che so, l’ho appreso da libri di storia, da resoconti giornalistici o dalle parole dei grandi scrittori, poeti, politici e scienziati che ci hanno preceduto.
Il tema “cosa siamo noi Italiani” mi ha sempre appassionato, con la testa e con la pancia. Sono disposto ad ammettere che la questione sia mal posta,  perché forse non esiste e non è mai esistito un “popolo Italiano”, e forse limitare l’analisi alla sola società italiana non permette di cogliere l’essenza di cambiamenti che sono avvenuti più in generale in tutti i paesi sviluppati.
Cionondimeno, riconoscendo i miei limiti e i rischi ai quali mi espongo, è proprio della “società italiana” che voglio parlare.

Perché riflettere sulla diversità italiana

Vivo da quattro anni in Australia, e questo ha contribuito a farmi riflettere sulla diversità del caso Italia. So che ogni Paese e ogni società hanno i loro lati positivi e negativi, ma mi ha colpito moltissimo il senso di rispetto per il prossimo e per le regole del vivere civile che si respira da queste parti. In inglese non c’è nemmeno la parola “condono”, e questo rivela molto del loro modo di pensare. Casi di corruzione e conflitti di interesse ci sono anche qui, ma quando vengono scoperti generano grande scandalo e portano alle dimissioni.
Un altro fattore che mi spinge incessantemente a domandarmi cosa siamo noi Italiani è il caso Berlusconi: tutti si chiedono e ci chiedono come è possibile che gli Italiani continuino a votarlo, come è possibile che una nazione come la nostra, con la sua storia e il suo ruolo fra le democrazie occidentali, si affidi a un milionario demagogo, accusato di corruzione, evasione fiscale, appropriazione indebita e collusione con la mafia, che non perde occasione per danneggiare la nostra immagine all’estero con i suoi comportamenti pubblici e privati.
Perché?

il “nodo culturale”

(immagine dal sito http://www.newnotizie.it)

Qui si tratta di differenze culturali: secondo me è solo affrontando il “nodo culturale” che avremo una speranza di capire che cosa sta succedendo.

Infatti, voglio subito mettere in chiaro una mia convinzione: la causa prima ed ultima di tutto ciò che non ci piace nella politica italiana (corruzione, cattiva amministrazione, conflitti d’interesse, favoritismi e via degradando) siamo noi italiani (in questo post di Tommaso Tessarolo, direttore di Current TV Italia,  viene espresso con altre parole lo stesso concetto). La nostra classe politica non ci è piombata dal cielo per uno scherzo del destino: li abbiamo scelti tra di noi (idealmente tra i migliori di noi) ed incarnano tutti i nostri vizi e le nostre virtù.

La conferma più evidente di tutto ciò è l’amara constatazione che dopo lo sconvolgimento di tangentopoli e la dissoluzione dei partiti che avevano dominato la scena italiana per quarant’anni, tutto è tornato come prima e peggio di prima: non è bastato cambiare alcuni esponenti o partiti per cambiare le cose.

(immagine dal sito http://www.ilperbenista.it)

Per tornare al nodo culturale (cosa siamo noi italiani), mi sembra di poter distinguere due componenti fondamentali: una radice storica, che risale fino all’età classica dell’impero Romano (e forse anche prima) e una componente di imbarbarimento recente, iniziata negli anni ’60 (gli anni del boom economico*) e aggravatasi in maniera esponenziale negli anni ’80 del “craxismo” e negli anni ’90 del “berlusconismo”.

(* sugli effetti ubanistici e sociali del boom economico vedi anche: boom edilizio (wikipedia) e “Citta’ e territorio: nuovi problemi” di Antonio Cederna)

Seconda puntata: La radice storica.

[Sullo stesso tema, invito alla lettura di un articolo di Luigi Zoja (psicoanalista e scrittore) dal titolo “Pigs, i ‘maiali’ del Mediterraneo” pubblicato sul Fatto Quotidiano di Martedi’ 24 Agosto, a pagina 18: ilfatto20100824.]

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